Anche le piante si abbronzano?

I Biologi avvertono: Cambia il clima, cambia il colore dei fiori.


La densità di alcuni pigmenti che colorano i petali dei fiori, in particolare quelli che riflettono i raggi ultravioletti, sta cambiando a causa dell’aumento della temperatura e della diminuzione dell’ozono atmosferico. Noi non notiamo la differenza, ma il fenomeno preoccupa i biologi perché può disorientare gli insetti impollinatori, che invece percepiscono quella banda specifica dello spettro luminoso.


L'inquinamento si ripercuote su tutto il sistema, il mondo cambia, bisogna stare al passo e piante e animali ci provano. Alcune piante alpine, stressate dalle temperature in aumento, stanno "scalando" le montagne verso le vette più fresche. Per la stessa ragione, ci sono insetti e uccelli che stanno "traslocando" a latitudini maggiori rispetto ai loro habitat d'origine, ormai troppo caldi. Nel clima impazzito, succede pure che le fioriture arrivino in anticipo, con il rischio di mandare in tilt l’eco sistema.


In tutto questo i fiori hanno iniziato a produrre più pigmenti per proteggersi dai raggi UV. Un fenomeno che non è visibile agli occhi umani ma incide sull’impollinazione. E' stato scoperto che i fiori si adattano all’incremento dei raggi UV, i ricercatori hanno esaminato 1.200 esemplari di piante che sono stati conservati nell’arco di 75 anni, tra il 1941 e il 2017. Il campione comprende 42 diverse specie raccolte negli Stati Uniti, in Australia e in Europa.

Tramite una camera sensibile ai raggi ultravioletti hanno potuto rilevare le variazioni nei pigmenti dei fiori, scoprendo che la concentrazione di pigmenti capaci di assorbire i raggi UV è costantemente aumentata, mantenendo una media del 2 per cento annuo nell’intero periodo considerato.

A innescare questo comportamento adattivo, spiegano gli scienziati, sono l’aumento delle temperature e il calo delle concentrazioni di ozono. Entrambi i fenomeni, infatti, hanno come esito una maggiore esposizione ai raggi ultravioletti emanati dal sole.

Gli esseri umani come le piante, hanno bisogno della luce del sole ma possono essere danneggiate quando le radiazioni sono troppo intense. I pigmenti dei petali in questo senso agiscono come una crema solare, che assorbe i raggi ed evita che essi compromettano la funzionalità del polline.


Le diverse strategie messe in atto dalle piante

A suffragare questa tesi è il fatto che la quantità di pigmenti sia più alta proprio nei petali di quei fiori che crescono ad altitudini elevate, o in prossimità dell’Equatore e che quindi, risultano maggiormente esposti ai raggi UV.

Anche la conformazione dei fiori sembra avere un’influenza sulla loro strategia di adattamento. In quelli a forma di piattino che hanno il polline esposto, come il ranuncolo, i pigmenti aumentano nei territori che vedono una diminuzione dello strato di ozono e viceversa. Quando invece il polline è custodito all’interno dei petali, come nell’erba vescica comune, i pigmenti diminuiscono con l’aumento delle temperature esterne, indipendentemente dalle variazioni nei livelli di ozono.


Le conseguenze sull’impollinazione

Questo fenomeno non è privo di conseguenze. Pur essendo impercettibili all’occhio umano, infatti, le variazioni nei pigmenti sono un segnale per gli animali impollinatori. Per motivi che gli scienziati non sono ancora riusciti a decifrare del tutto – spiega Matthew H. Koski, primo autore della ricerca – api e colibrì preferiscono i fiori in cui la punta dei petali riflette i raggi UV e, invece, i pigmenti che li assorbono sono concentrati verso il centro. Le variazioni che sono state riscontrate in questo studio potrebbero appianare tale contrasto, rendendo i fiori meno attraenti per gli impollinatori.

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