Ci Eleviamo Sollevando gli Altri

La frase che dà il titolo al progetto “We Rise by Lifting Others”, “Ci eleviamo sollevando gli altri”, serve come invito diretto a creare nuova consapevolezza, motivazione ed emancipazione nella relazione con l'altro.  


Dalle parole dell’artista Marinella Senatore “ Fin dagli inizi del primo lockdown mi sono chiesta se questo momento potesse essere, nella sua tragicità, un’occasione per ripensare a certe modalità di stare insieme, a quello di cui si ha più bisogno.”


In Palazzo Strozzi a Firenze, Marinella Senatore presenta We Rise by Lifting Others  un progetto che propone una nuova riflessione sull’idea di comunità, vicinanza e relazione, in un’epoca in cui il concetto di distanziamento sociale sta condizionando la vita quotidiana di tutte le persone.

Il progetto è costituito da una grande installazione per il cortile, ispirata alle luminarie della tradizione popolare dell’Italia meridionale, creata dall’artista e incentrata sull’idea di attivazione sociale e di costruzione di comunità attraverso la pratica performativa.

“La luminaria è una sorta di catalizzatore, un attivatore di energie, un’architettura effimera che crea spazi temporanei di socializzazione. Quando ho studiato e lavorato nel cinema il mio focus era proprio l’illuminazione, l’ho sempre trovata molto poetica. Come la parola, la luce può rivelarsi strumento di resistenza e anche di rivoluzione. Alla fine, il mio lavoro si potrebbe veramente definire come una grande esplosione energetica.”


Il progetto è inteso come una piattaforma di collegamento tra individui, in presenza e a distanza. Lo spazio pubblico del cortile di Palazzo Strozzi e quello privato di ogni persona, si uniscono in una reale riflessione sul concetto di comunità: un’opera aperta dove più livelli di visione, ascolto e interazione si ampliano e si sovrappongono attraverso una pratica di cura delle persone verso se stesse e lo spazio che vivono.


Il distanziamento è stato necessario per prevenire il contagio e il diffondersi delle infezioni, ma può provocare effetti inaspettati sulla psicologia degli esseri umani, vista la nostra innata natura sociale. 

La pandemia da coronavirus che si sta diffondendo su scala globale ci obbliga a sopprimere i nostri impulsi evolutivi legati alla connessione con i nostri simili, dal vedere gli amici al toccarci a vicenda. E’ particolarmente impegnativa per il genere umano, perché pregiudica la nostra capacità di cooperazione e la nostra tendenza a socializzare. L’isolamento prolungato può aumentare il rischio di una serie di problemi di salute, dalle malattie cardiache alla depressione.

Non sappiamo ancora quali potrebbero essere gli effetti a lungo termine dell’isolamento forzato a cui l’attuale pandemia ci sta costringendo. La speranza è che la consapevolezza di queste problematiche possa spingere le persone a rimanere in contatto e ad agire in modo positivo, commentano i ricercatori, specificando che le persone anziane tendono ad essere più sensibili agli effetti negativi della situazione a causa del distacco dalle persone care, dalla famiglia e dagli amici.


“Ci sono diversi tipi di risposte individuali all’isolamento sociale e allo stress, ed è importante ricordare che non tutti affrontano questa situazione con lo stesso livello di salute mentale. Le persone che già soffrono di problemi come ansia sociale, depressione, solitudine, abuso di sostanze o patologie croniche sono ovviamente molto più vulnerabili” specifica Chris Segrin, scienziato comportamentale presso l’Università dell’Arizona.


Le persone, però, sono in generale straordinariamente resistenti e in grado di affrontare situazioni peggiori. Fortunatamente viviamo in un’era in cui la tecnologia ci permette di rimanere in contatto, di vedere, ascoltare e interagire con i nostri cari anche a distanza e le applicazioni che favoriscono il contatto a distanza, possono sicuramente avere un impatto positivo, anche se queste modalità di comunicazione non possono restituire appieno le sensazioni derivanti dalle interazioni dal vivo.


E' interessante riflettere sul fatto che nessuno può sapere quanto è alto il rischio di non riappropriarsi delle capacità di interazione che si manifestano dai gesti evidenti di contatto, quali strette di mano, abbracci, baci. Il rischio è aver reso più spaziosa, resistente e invalicabile la bolla che delimita la zona di comfort. Quello che ci dobbiamo chiedere oggi è come rispondere alla necessità di contatto, quali saranno le pratiche che riporteranno ad apprezzarlo, incentivare la riscoperta del ben essere attraverso il massaggio per esempio. Ritornare a prendersi cura di se. 


Marinella senatore propone una nuova riflessione sull’idea di comunità, vicinanza e relazione in un’epoca in cui il concetto di distanziamento sociale sta condizionando la vita quotidiana di tutti. L’installazione, realizzata appositamente per Palazzo Strozzi, è ispirata alle luminarie della tradizione popolare dell’Italia meridionale e accompagnata da un programma di workshop online, incentrati sull’idea di attivazione sociale e di costruzione di comunità attraverso la pratica performativa.


Costituita da centinaia di luci LED, l’opera invade le proporzioni rinascimentali del palazzo, coinvolgendo il visitatore in una sorta di cortocircuito estetico, un’esperienza fra storia, cultura pop orale popolare e strutture sociali, da sempre elementi alla base della ricerca di Marinella Senatore. Prodotto in collaborazione con artigiani pugliesi le luminarie sono caratteristiche della pratica dell’artista per il loro valore sociale: una struttura effimera che crea uno spazio di socializzazione. Le luci si intrecciano in suggestiva architettura fatta di colori, che inquadrano tre frasi ispirate, una riflessione poetica sui concetti di emancipazione, inclusione e partecipazione:

“We Rise By Lifting Others”

“The World Community Feels Good”

“Breath, You Are Enough”


“La partecipazione non è soltanto una pratica, ma anche il focus della mia ricerca condotta negli anni. Le interazioni tra gli esseri umani, la vicinanza, il sentirsi parte di una collettività, sono sempre stati espressi dai partecipanti ai miei progetti e in questo momento sono ancora più evidenti. La mia pratica si interroga, si trasforma e si modella anche sulla base del fatto che le persone reagiscono più consapevolmente a questi temi rispetto al passato, proprio data la loro improvvisa mancanza.”


“E’ diventata una necessità unire la dimensione fisica e quella digitale. Il progetto ideato per Palazzo Strozzi è in parte in presenza e in parte online. Ho sempre utilizzato le tecnologie, cercando di prenderne il meglio e sfruttando tutte le possibilità che offrono. Questo monumento composto da luci e parole, attiva il lavoro che verrà poi svolto durante i workshop sul movimento, inteso come espressione dell’individuo all’interno di una costruzione corale creativa. Inoltre, una serie di contenuti ideati per l’online, verranno condivisi attraverso i canali digitali. La partecipazione si può declinare in mille sfaccettature e non implica necessariamente la presenza fisica.”



Qual è il ruolo delle parole nel suo lavoro? Può spiegarci il filo narrativo delle tre frasi scelte per questo progetto?

La parola è molto importante e la utilizzo sia nei lavori bidimensionali sia in quelli di azione in strada. È uno strumento che permette di operare delle possibilità di scambio, oltre a innescare dei meccanismi. «We Rise by Lifting Others» l’ho letta sulla t-shirt di un manifestante negli Stati Uniti, «The Word Community Feels Good» (la parola «Community» fa sentire bene) è invece una citazione del filosofo e sociologo Zygmunt Bauman, mentre «Breathe, You Are Enough» è mia. Sono tutte frasi volte all’emancipazione dell’individuo, questa è la cosa più importante: nella mia pratica e per come vedo io il mondo, è sempre una dimensione collettiva quella che fa emergere il singolo. Durante i workshop, questi e altri testi verranno utilizzati per generare dei contenuti non verbali, fatti di gesti e movimenti, ma estremamente narrativi.


Per i workshop online,  l’artista e un team di sue collaboratrici lavoreranno a partire dalle frasi delle luminarie per una riflessione sulla relazione tra linguaggio verbale e non verbale, in una sinergia tra letteratura, movimento e corpo. L’artista guiderà il gruppo di lavoro in una serie di attività incentrate sul rapporto tra individui e tra corpi per dare forma ai limiti e alle possibilità della vita di comunità in questo momento storico. A conclusione di questa esperienza creativa saranno elaborati una serie di contenuti che saranno resi fruibili liberamente da tutto il pubblico attraverso i canali digitali. 

Il progetto è promosso e organizzato da Fondazione Palazzo Strozzi con il sostegno di Comune di Firenze, Regione Toscana, Camera di Commercio di Firenze, Fondazione CR Firenze, Comitato dei Partner di Palazzo Strozzi.


Marinella Senatore (Cava de’ Tirreni, 1977)

Tra le artiste italiane più note a livello internazionale, Marinella Senatore porta avanti un’arte partecipata e relazionale che incrocia discipline diverse, arti visive, danza e teatro. Nel 2013 ha fondato School of Narrative Dance, un progetto didattico incentrato su inclusione e crescita personale.

Ha realizzato performance, dipinti, collage, installazioni, video e fotografie, coinvolgendo intere comunità intorno a tematiche sociali e questioni urbane, quali l’emancipazione e l’uguaglianza, i sistemi di aggregazione e le condizioni dei lavoratori.

Le sue opere sono state esposte in diverse sedi, in Italia e in tutto il mondo, come il Centre Pompidou di Parigi e il museo MAXXI di Roma, e ha partecipato a molte importanti biennali internazionali, come Manifesta 12 e alle Biennali di Lione e Venezia. Marinella Senatore ha vinto la quarta edizione dell’Italian Council, il Premio MAXXI, la fellowship della American Academy in Rome e il New York Prize.

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